NAVIGA IL SITO

Gli aumenti di capitale e il diritto di opzione

Esercitarlo o venderlo al miglior offerente? Vediamo come scegliere

di Daniele Tortoriello

Gli aumenti di capitale sono momenti importanti nella vita di una azienda, tanto che solo una assemblea straordinaria li può deliberare. Abbiamo già scritto in altri articoli degli aspetti teorici e tecnici, e abbiamo descritto anche esempi pratici per chiarirne il meccanismo. Strettamente legato al tema dell’aumento di capitale è il tema del diritto di opzione in quanto quest’ultimo è generato direttamente dalla prima tipologia di operazione. E’ questo l’argomento dell’articolo che state leggendo.

 

DIRITTO DI OPZIONE: COS’E’

Il diritto di opzione è quel diritto di prelazione attribuito ai vecchi azionisti sui nuovi titoli emessi dalla società a seguito di operazioni di aumento di capitale a pagamento. Come illustrato nei pezzi sopra citati l’azionista delle società può decidere di sottoscrivere le nuove azioni, esercitando il diritto di opzione, oppure può vendere sul mercato il diritto di opzione relativo in modo da compensare la perdita di valore delle sue azioni.

 

DIRITTO DI OPZIONE: CHE FARE? VENDERE O ESERCITARE?

Di fronte a queste due possibilità (sottoscrivere le nuove azioni oppure vendere sul mercato i diritti di opzione), la scelta dipende in genere da considerazioni relative al livello di appetibilità dell’investimento, in considerazione del fatto che una società delibera, in genere, un aumento di capitale a pagamento essenzialmente per due ragioni:

  • fabbisogno di liquidità per investimenti;
  • ricostituzione del capitale sociale a causa di una situazione finanziaria negativa.

 

Pertanto, se l’aumento di capitale è finalizzato a finanziare nuovi investimenti, che presumibilmente condurranno a una crescita dell’impresa, allora si dovrebbe avere in futuro un effetto positivo sul valore dell’azione, rendendo quindi l’investimento conveniente. In caso contrario, ossia se si procede all’aumento di capitale per risollevare una situazione finanziaria negativa, è ragionevole supporre che, dato l’aumento di rischiosità dell’investimento, sia conveniente per l’azionista decidere di cedere i diritti di opzione e non investire altro capitale in quella società. In questo caso è consigliabile prendere le proprie decisioni nel minor tempo possibile: solitamente il valore dei diritti tende ad azzerarsi tanto più ci si avvicina al termine del periodo di quotazione degli stessi.

 

IL VALORE DEL DIRITTO DI OPZIONE

Definiti PAcum, la quotazione cum del titolo comprensiva del diritto di opzione (quotazione di mercato antecedente l’aumento di capitale), e PTAex, come la quotazione ex ossia il prezzo privo del diritto di opzione (quotazione teorica post l’aumento di capitale), il valore del diritto di opzione (VDT: valore di equilibrio o parità teorica che può anche divergere dal valore di mercato o di negoziazione del diritto di opzione), si ottiene dalla differenza tra la quotazione delle vecchie azioni (PAcum) e il prezzo delle azioni dopo l’aumento di capitale (PTAex):

 

VDT = PAcum - PTAex

 

Per determinare la parità teorica o valore d'equilibrio del diritto si deve considerare che “vecchie” e “nuove” azioni attribuiscono diritti identici e, quindi, devono avere un unico prezzo dopo l’aumento di capitale. Infatti, se così non fosse si potrebbe realizzare un semplice arbitraggio vendendo quella con la quotazione maggiore e acquistando quella con il corso di borsa inferiore.

 

Il nuovo prezzo di equilibrio dell’azione (o valore teorico post aumento) PTAex si calcola mediante la seguente equazione:

 

PTAex = [(NVA x PAcum) + (NAN x CS)] / (NAV + NAN)

 

Con:

NVA = numero di azioni vecchie (esistenti prima dell’aumento di capitale);

NAN = numero di azioni nuove emesse;

CS = costo di sottoscrizione delle azioni emesse.

 

Il valore d’equilibrio o parità teorica del diritto può anche essere ottenuto come differenza tra PTAex e CS, per il valore del rapporto (NAN/NAV):

 

VDT = (PTAex - CS)(NAN/NAV)

 

Il diritto d’opzione ha valore per l’azionista (la sua parità teorica VDT è maggiore di zero), se il prezzo di emissione è inferiore alla quotazione corrente, infatti, in tale ipotesi, il nuovo prezzo d’equilibrio (o teorico) del titolo è minore della sua quotazione cum.

 

VALORE DEL DIRITTO DI OPZIONE: BREVE RIASSUNTO

Il valore di equilibrio del diritto di opzione è maggiore di zero, se il costo di sottoscrizione del titolo è inferiore alla sua quotazione cum:

 

VDT > 0 se CS < PAcum

 

Se il costo di sottoscrizione è inferiore alla quotazione cum anche il prezzo ex d'equilibrio è minore della quotazione cum:

 

PTAex < PAcum se CS < PAcum

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.