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Mercati azionari, l'impatto dell'intelligenza artificiale

di Redazione Lapenna del Web 6 mag 2024 ore 10:40 Le news sul tuo Smartphone

intelligenza-artificialeBert Flossbach - co-fondatore di Flossbach von Storch - sostiene che il boom dell'intelligenza artificiale ha avuto un impatto anche sui mercati azionari, e non solo sui presunti vincitori immediati. Bert Flossbach riporta come le valutazioni delle azioni statunitensi, che costituiscono ben due terzi dell'indice MSCI World, siano cresciute ulteriormente e, con un rapporto prezzo/utili (P/E) di 23,4, ha raggiunto un livello superiore alla media, anche da un punto di vista storico.

Bert Flossbach ritiene che sia ormai assodato che gli investitori azionari guardano al futuro e attribuiscono maggiore importanza al successo atteso delle aziende piuttosto che agli utili dell’ultimo anno. Infatti, scrive l'esperto, poiché gli analisti sono naturalmente fiduciosi nelle loro stime sugli utili, prevedono quasi sempre un aumento degli utili aziendali. Attualmente, scrive Bert Flossbach, gli analisti prevedono un aumento degli utili societari di circa il 9% nei prossimi 12 mesi, un livello record dovuto non da ultimo alle elevate aspettative di crescita dei pesi massimi dell'indice, con il rapporto P/E atteso a 21,5, ancora superiore alla media dal punto di vista storico.

Secondo il co-fondatore di Flossbach von Storch, ciò si riflette anche nell'elevata concentrazione degli indici azionari, che di solito è molto più elevata alla fine di una lunga fase di rialzo che all'inizio. Ad esempio, riporta Bert Flossbach, la quota delle dieci maggiori società dell'S&P500 (misurata in base alla capitalizzazione di mercato) nell'indice è passata dal 18% del 2014 al 32% dell'ultimo periodo, mentre alla fine del boom tecnologico, ossia all'inizio del millennio, la quota era del 27%. Per quanto riguarda la variante dell'indice equally weighted (S&P 500 Equal Weighted) l'esperto sostiene che questa non presenta naturalmente alcun rischio di concentrazione e, con un rapporto P/E di 17,5, ha una valutazione significativamente inferiore rispetto all'indice S&P500 ponderato per il valore di mercato.

Bert Flossbach sostiene che ciò non significa che la valutazione dell'indice S&P 500 debba tornare alla sua media di lungo periodo, ma sottolinea che l'asticella degli utili societari è particolarmente alta e che l'aria sul mercato azionario si è assottigliata e per questo, riporta l'esperto, dopo cinque mesi di rialzi quasi ininterrotti dei mercati azionari, una correzione è diventata non solo più probabile ma anche più auspicabile. Infatti, secondo Bert Flossbach, essa potrebbe consentire alle azioni di società di prim'ordine, i cui prezzi hanno già scontato un forte ottimismo sulla crescita, di scendere a livelli di valutazione più interessanti, aprendo così opportunità di investimento.

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