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Investimenti ed emozioni: gli errori più comuni

L’investimento, come ogni questione legata alle scelte di gestione del proprio denaro, è un tema che coinvolge fortemente la sfera emotiva di un soggetto. Dove si sbaglia?

di Redazione Soldionline 17 giu 2019 ore 11:33

errori-investimentoL’investimento, come ogni questione legata alle scelte di gestione del proprio denaro, è un tema che coinvolge fortemente la sfera emotiva di un soggetto. Investire con risultati compatibili con i propri obiettivi non è solo una questione di conoscenze e di abilità, ma è anche una faccenda legata alla sfera personale ed emotiva. Istinto e impulsività possono infatti condizionare fortemente la razionalità di un investitore, limitando i risultati.

Ma quali sono gli errori più comuni, legati alle emozioni, nell’approccio fai da te alla gestione del proprio denaro? Quando ci si fa prendere da confusione, paura e impazienza è molto facile agire in modo irrazionale, non considerare tutte le opzioni migliori, uniformarsi ai comportamenti comuni o focalizzarsi solo sul breve termine perdendo di vista gli obiettivi finanziari di lungo termine. Molti sono i comportamenti scorretti che possono essere causati da un approccio condizionato dall’emotività, vediamo quelli più rilevanti:

  1. Il timore reverenziale e i limiti cognitivi
    Un soggetto poco avvezzo ai mercati finanziari, per inesperienza o totale mancanza di formazione, potrebbe finire con l’approcciarsi all’investimento con un certo timore reverenziale. Rendendo così difficile l’assunzione di scelte corrette dal punto di vista dell’asset allocation. Quando non si comprende qualcosa o non si identificano le cause di un evento, infatti, confusione e panico (due reazioni spesso collegate) possono essere le reazioni più naturali. Da queste emozioni potrebbero nascere azioni che ex post potrebbero rivelarsi scorrette, come (per esempio) quella di vendere in fasi di volatilità decisamente accentuata.
  2. L’effetto gregge
    L’uomo è un “animale sociale”, che si unisce ai propri simili per formare delle comunità. Questa socialità conduce gli uomini (o meglio, molti di essi) a trovare sollievo nel momento in cui viene replicato il comportamento di un proprio simile. Come ci si sente al sicuro seguendo un gruppo, così molti soggetto provano un maggior senso di sicurezza investendo nello stesso modo in cui investono amici, parenti e conoscenti. Si tratta della stessa tendenza del gregge, che si muove compatto verso una determinata categoria di attività d’investimento (con il rischio che ci creino, in fenomeni molto accentuati, delle bolle speculative).
  3. L’orientamento al breve
    Un altro comportamento distruttivo, che la componente emozionale può indurre in un investitore, è quello che lo spinge a non cogliere le opportunità di lungo periodo per focalizzarsi sul breve. Spesso si inseguono i rendimenti immediati in una filosofia “tutto e subito” a discapito della crescita del capitale di lungo periodo. Senza un vero e proprio piano finanziario ben chiaro. Questa tendenza può essere distruttiva per quello che è il primo requisito per vedere crescere il proprio capitale: non perderlo mai.
  4. La sovrastima dei risultati attesi o la sottostima dei rischi
    Un altro errore molto frequente è quello relativo alle aspettative, spesso irrealistiche o sproporzionate. Ci sono studi e sondaggi che evidenziano attese di rendimenti annui, da parte degli investitori, decisamente elevati. Difficilmente conseguibili, se non con l’assunzione di rischi altrettanto elevati. Un bias cognitivo che ha effetti spesso funesti sui portafogli di chi propende per il fati da te.

 

Ma com’è possibile evitare queste trappole comportamentali? Gli investitori dovrebbero assumere delle prospettive sempre più razionali, avendo ben chiari i propri bisogni e le proprie aspettative, in base alla situazione del proprio patrimonio, del proprio reddito e della propria propensione o avversione al rischio. Così la chiave per poter gestire al meglio le implicazioni emozionali negli investimenti sta nel fare un controllo periodico del proprio portafoglio.

In alternativa ci si può rivolgere a un consulente, che in modo continuo e disciplinato possa applicare un approccio sistematico e razionale agli investimenti, per mantenere il livello di rischio del portafoglio in linea con il profilo dell’investitore e aiutarlo a raggiungere i propri obiettivi di lungo periodo. Un professionista, insomma, che possa aiutare un investitore a superare i suoi limiti comportamentali.

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