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I prodotti strutturati: cosa sono e come funzionano

Una mappa per viaggiare con più tranquillità in questo strano mondo

di Antonio Lucenti
Ai risparmiatori quello dei prodotti strutturati appare un mondo a parte, o almeno un altro continente. Nell’immaginario si potrebbe rappresentare come quelle carte geografiche che, ai tempi dell’Impero Romano riportavano la scritta  “Hic sunt leones” e tanto bastava. Ne abbiamo parlato con Irene Bellomo (nella foto qui accanto), Responsabile Italia per il Desk di Prodotti Strutturati presso Tradition Securities & Futures, filiale francese de La Compagnie Financière Tradition. 

Ci vuole dare una descrizione sintetica di cosa sono, i prodotti strutturati, e, se ce ne sono, le eventuali classi di appartenenza?
«Buongiorno, e grazie prima di tutto per il suo interessamento. I Prodotti di cui parleremo sono “strutturati” perché composti da 2 elementi principali: un’obbligazione e una o più opzioni. Questi prodotti nascono dall’esigenza di fornire uno strumento che garantisca a scadenza la totalità del capitale investito e un guadagno supplementare dato da una scommessa su un sottostante. Quando si investe in una obbligazione vanilla (*) la si acquista a prezzo scontato( detto anche “sotto la pari, ovvero inferiore al 100%), oppure alla pari (uguale al 100%).

A seconda dello strumento, si avrà un rendimento come differenziale tra il prezzo di rimborso e quello di acquisto ( zero coupon), oppure un flusso di cedole trimestrali, semestrali o annuali, ed il capitale a scadenza. Questo é quello che avviene in un investimento obbligazionario classico. 

Nel caso di un prodotto strutturato (detto non a caso anche “obbligazione strutturata”), il rendimento dell’obbligazione ( che sia il differenziale di prezzo o le cedole) viene utilizzato per finanziare l’acquisto di un’opzione. (**)
Attraverso l’opzione l’investitore acquista una scommessa su un asset di mercato (sottostante dell’opzione). 
I prodotti strutturati sono moltissimi, perché moltissime le combinazioni di opzioni.
Per una classificazione “macro” potremmo individuare: prodotti di tasso, o di Fixed Income (legati all’andamento della curva dei tassi); prodotti su Equity (azioni); prodotti su Currencies (tassi di cambio su divise); prodotti di credito (legati al rischio di credito di corporate o Paese: obbligazioni); prodotti su Materie prime».

Tuttavia, spesso succede che le evoluzioni portino anche lontano dal disegno originale.  Che in questo caso mirava alla garanzia del capitale

«Infatti, i prodotti strutturati sono sia a capitale garantito sia non. Ovviamente nelle strutture a capitale non garantito la componente obbligazionaria avrà un peso meno importante, e più importante quello dell’opzione. Per un dettaglio più tecnico: il delta (***) dell’opzione sarà più importante. Quindi il prodotto avrà una valorizzazione significativamente correlata all’andamento del sottostante (dell’opzione). 

Diversamente un prodotto a capitale garantito avrà una valorizzazione meno legata all’andamento del sottostante, perché ancorata alla porzione obbligazionaria, che garantisce il capitale. Questo é quello che succede durante la vita del prodotto (ossia valorizzazione sul mercato secondario), tuttavia il valore di rimborso a scadenza, indipendentemente dal capitale garantito o non, deve sempre corrispondere alla formula indicata nel documento tecnico descrittivo del prodotto e che l’investitore riceve nel momento della sottoscrizione». 

La sua attività consiste, se ho ben capito, nel costruire strumenti a misura della necessità del cliente, sia istituzionale che privato. Quali sono i parametri indicativi ed i confini che delimitano le due categorie?
«Sì esatto: in Tradition Securities and Futures sono responsabile della strutturazione e distribuzione di prodotti su misura (tailor made) per clientela istituzionale italiana. I nostri investitori possono acquistare un prodotto sia per scopi interni alla loro stessa società, sia per i portafogli di investimento della propria clientela (gestioni patrimoniali) sia per offerte pubbliche presso clientela retail. Oggi con Mifid bisogna essere molto attenti alla classificazione della clientela.
Noi lavoriamo solo con clienti istituzionali ma é nostro dovere fornire un servizio il più accurato possibile, e questo lo si fa in collaborazione con i nostri interlocutori che a loro volta conoscono bene e meglio di noi i clienti finali. 

Spetta a loro infatti il lavoro più importante a livello Mifid, che classifica gli investitori finali per grado di protezione, proporzionale al grado di conoscenza finanziaria e di capacità patrimoniale: “Clienti retail” (al dettaglio); “Clienti professionali”; “Controparti qualificate”.

Noi dobbiamo essere al corrente della tipologia di clientela finale affinché il prodotto venduto sia coerente con il rispettivo profilo rischio/rendimento. Un cliente retail per esempio, può richiedere di essere classificato come cliente professionale, aumentando quindi sia il suo profilo di rischio, sia lo spettro di prodotti disponibili. A sua volta però, un investitore con un patrimonio adeguato può richiedere di essere classificato “retail” affinché il grado di protezione sul capitale investito resti elevato.

Questo è un punto importante: un imprenditore di un’azienda tessile o farmaceutica, un medico o un avvocato possono essere eccellenti nelle proprie professioni e magari detentori di risparmi non indifferenti, ma ciò non significa che siano competenti in campo finanziario, né che debbano avere una propensione al rischio elevata.

Tutti i risparmiatori hanno il diritto di salvaguardare il proprio patrimonio pur volendo intrattenerlo in qualche forma di investimento. Spesso le banche hanno approfittato di una posizione dominante, vendendo prodotti non adeguati al cliente finale, che si é fidato. Mifid impone delle regole». 

La Tradition Securities & Futures occupa un posto di grande rilievo nella propria categoria, ed opera a livello internazionale. Ci può dare una idea della diffusione e del peso dei prodotti strutturati nelle aree più significative?
«L’attività principale di Tradition é il brokeraggio (****) su flussi OTC (*****), e nel tempo siamo riusciti ad imporci più che dignitosamente sul mercato: oggi siamo tra i primi tre dealer mondiali nel settore, e siamo i primi non anglosassoni. Abbiamo un’attività ben distribuita in 27 Paesi, sui 5 continenti.

Il desk di prodotti strutturati é tra i più giovani del gruppo: nato e sviluppato in Francia, dove é ancora basato, in principio copriva solo la clientela francese. Oggi copriamo tutta l’Europa continentale, e iniziamo a consolidare clientela anche in Israele e America del Sud. 

Le aree più significative di business sono la Svizzera, la Francia, l’Italia e la Spagna. Questo é stato un anno particolare, vediamo i primi segnali di ripresa dopo un primo semestre molto difficile. Tuttavia i nostri volumi restano buoni: avevamo stimato un calo rispetto al 2008, ma il calo reale é stato meno delle metà di quanto atteso. 
Italia e Francia sono i Paesi pionieri degli strutturati in Europa per la clientela retail. Ed é grazie a questa penetrazione capillare nel mercato che gli strutturati sono entrati a far parte dell’universo comune di investimento. 

In Svizzera, ovviamente, il discorso é a parte: i capitali che arrivano in Svizzera sono importanti, gli investitori hanno una propensione al rischio più elevata e concepiscono il prodotto strutturato come un investimento diretto sul mercato, su classi equity, commodities, sul credito. 

La garanzia del capitale é gestita dagli operatori tramite un investimento diretto nel monetario: lo strutturato invece é fatto per offrire una performance aggiuntiva, e superiore al rendimento monetario, già garantita dai gestori». 

Quel che succede nel mondo ci interessa, ma quello che succede in Europa ed Italia in particolare, ci riguarda. Lei, in particolare si occupa del mercato italiano: qual è la situazione italiana oggi e cosa si prevede per i futuro prossimo?
«Si dice che gli italiani siano dei gran risparmiatori, e questo é vero. Sono anche molto avversi al rischio, che é d’altronde coerente con la prima definizione. Per quel che riguarda i prodotti strutturati, preferiscono quindi investimenti a capitale garantito. La situazione in Italia oggi non é delle migliori, la fiducia sta ritornando piano piano, tuttavia l’inflazione resta bassa: a luglio abbiamo rasentato lo 0 e adesso siamo a pochi centesimi sopra. 

L’indice alla produzione è stato positivo nel mese di Luglio, e la fiducia degli investitori nel mese di Settembre é stata leggermente superiore alle attese. Il tasso di disoccupazione é purtroppo in crescita, inferiore alle attese, ma comunque con una tendenza rialzista di trimestre in trimestre (stiamo vedendo i massimi dal 2005). D’altronde é esattamente quello che sta succedendo anche negli States: la disoccupazione é frutto della crisi reale, i cui effetti non sono immediati come per la crisi finanziaria, ma non per questo meno profondi. E questo inevitabilmente incide sulla capacità di risparmio degli investitori». 

Per raccogliere una conclusione, dottoressa Bellomo, quali consigli si sente di affidare ai nostri lettori? 
«Di essere vigilanti, di informarsi e, sembrerà banale, ma prima di fare qualsiasi passo é importante porsi e porre delle domande, che non sono mai inutili. Tutto questo per evitare i luoghi comuni, ed i passi falsi, appunto. 

Per troppo tempo gli investitori italiani hanno creduto che una polizza vita o un prodotto di risparmio fossero esenti da rischio. Eppure il rischio nascosto dietro questi prodotti é spesso il rischio di un emittente che non corrisponde al distributore. Il caso Lehman, e altri più “nostrani”, docent.

Dobbiamo tutti fare uno sforzo: noi operatori abbiamo il dovere di offrire dei prodotti trasparenti, e, se la complessità non é esplicitamente richiesta dall’investitore, dobbiamo offrire prodotti semplici. È quello che piace alla maggior parte degli investitori italiani: d’altronde sono loro il motore del mercato. Operatori, e distributori, devono rispettare le loro esigenze, e non confondere un servizio con una mera esigenza di budget. 

Ma credo stiamo andando tutti verso la giusta direzione: i margini si sono ristretti, perché i tassi sono particolarmente bassi in questo momento, ma anche perché dopo lo “scossone” del mercato ci si é resi conto ancor più dell’importanza del costruire valore sul lungo termine: questo é il nostro ruolo. Gli ultimi due anni hanno gettato fango, meritatamente, sul settore finanziario, perché ovunque aveva preso piede la speculazione di breve, che non corrisponde all’obiettivo di quella rete capillare che sono gli investitori retail di cui parlavo prima, e che sono almeno in Italia la fetta principale della clientela su prodotti strutturati».

Mi sembra che le nostre speranze iniziali siano soddisfatte: la mappa che ci ha disegnato ci permetterà di considerare il viaggio in questo continente con maggior tranquillità. Credo che a tutti faccia particolarmente piacere leggere le sue conclusioni: come risparmiatore, in prima persona, mi sento rassicurato, speriamo non siano solo buoni propositi extranatalizi. 
A nome di tutti la ringrazio per la sua disponibilità e per la chiarezza.
Sperando di poterne disporre ancora in futuro per le risposte ad eventuali domande pertinenti le porgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro.


(*) vanilla= con il termine si identifica uno strumento di assoluta semplicità, senza opzioni 
(**) opzione= con il termine opzione (o option) si intende quel particolare tipo di titolo derivato che conferisce al possessore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare o vendere il titolo sul quale l'opzione stessa è scritta, chiamato strumento sottostante, ad un determinato prezzo (strike price) e/o entro una determinata data.  
(***)delta= Il delta di un'opzione indica la sensibilità del prezzo dell'opzione stessa rispetto alle variazioni del sottostante.
(****) brokeraggio: intermediazione
(*****) OTC= mercato Over The Counter, ovvero al di fuori dei mercati regolamentati. 
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.