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Popolo, potere e profitti, di Joseph Eugene Stiglitz

Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un'epoca di malcontento di Joseph E. Stiglitz, pubblicato da Einaudi

di Redazione Soldionline 23 set 2020 ore 08:38

popolo-potere-e-profittiJoseph Eugene Stiglitz è stato consulente economico alla Casa Bianca durante la Presidenza Clinton ed è stato vice presidente della banca mondiale dal 1997 al 2000. Il suo ultimo lavoro editoriale "Popolo, Potere e Profitti" rappresenta la parte più filosofica del concetto economico dell'autore. Il suo racconto ambientato nell’Indiana, sulla sponda meridionale del lago Michigan parte da un'immagine con la quale tutti possiamo convenire, non è possibile giudicare il momento storico in cui stiamo vivendo.

 

Per fare un esempio a noi vicino, quando pensiamo agli splendidi anni sessanta, pensiamo al boom economico, alla dolce vita e a quel modo lieve, dolce e pieno di futuro con cui in quei giorni si affrontava la vita. Ma chi li ha vissuti quegli anni ricorda anche che non era tutto zucchero e miele, anzi fu un passaggio sociale molto difficile e sofferto. L'Italia si stava trasformando da paese che aveva una vocazione prevalentemente agricola a paese industriale con tutte le complicazioni che questo comporta.

 

Tra qualche anno penseremo a questo decennio come il periodo della digitalizzazione e degli uomini di successo che si sono arricchiti dalla sera alla mattina. Non si contano le persone che sono riuscite a far esplodere il loro conto in banca usando strumenti tecnologici e finanziari a discapito dei cittadini e dei lavoratori, e purtroppo lo hanno fatto senza creare ricchezza comune. Secondo la concezione di Joseph Eugene Stiglitz premio Nobel per l'economia nel 2001, la finanza ha scritto da sé le proprie regole, le modifica e le adatta a seconda dei diversi momenti economici che deve affrontare. Tutto questo per inseguire il profitto legato esclusivamente ai numeri e alle percentuali, senza avere più alcuna relazione con il mondo industriale da cui ha avuto i natali, decretandone in molti casi il fallimento.

 

La sua disamina o trattato di filosofia economica indica il dominio assoluto del mercato da parte della finanza, in particolare nell’industria tecnologica, determinando uno squarcio insanabile tra le classi rendendo drammatica la situazione, aggravata dal fatto che poche corporation dominano interi settori dell’economia, precludendo ogni iniziativa ai nuovi competitor e di fatto bloccando la crescita. Ultimo ma non in ordine di importanza, le compagnie high-tech hanno accumulato dati personali senza controllo, ed i governi tutti quello americano in primis, hanno negoziato accordi commerciali che non rappresentano più gli interessi dei lavoratori.

Massimo De Muro
www.iltrovalibri.it

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