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Gli strumenti derivati: istruzioni per l’uso (1)

Oggigiorno basta aprire il telegiornale per essere sottoposti a bombardamenti a base di "spread", "CDS" o "swap", senza che nessuno si prenda la briga di spiegare di cosa si parli. Con questo intervento vorremmo fornire una prima e del tutto sommaria panoramica sui prodotti principe (e più famigerati!) dell’ingegneria finanziaria: gli strumenti derivati

di Simone Galimberti 14 mar 2012 ore 11:11

Nella difficile congiuntura economico-finanziaria, assume un’importanza fondamentale un’accurata gestione della tesoreria aziendale, ancora più di prima, specie considerando le attuali difficoltà di accedere al credito sperimentate dalle Imprese.
In questo contesto, quindi, questo primo e breve documento, senza la pretesa di voler essere esaustivo, vuole fornire agli Amministratori/Titolari delle Aziende, ma anche a privati cittadini, una risposta di massima a TRE DOMANDE FONDAMENTALI:

1. È possibile capire il meccanismo attraverso il quale questi -ormai tristemente famosi!- derivati hanno causato così tanti problemi alle casse di Aziende e persino di interi Stati, decretandone non di rado il fallimento?
2. È possibile per un’Azienda ottenere la restituzione dei flussi finanziari già (indebitamente) pagati?
3. È possibile attivare una serie di azioni di tutela volte a recuperare il danno (nella sua interezza od in parte) nel minor tempo possibile?

Anticipiamo fin da subito che la risposta a questi tre quesiti, al pari degli strumenti derivati, non è semplice e prevede un complesso insieme di conoscenza che solo gli specialisti del settore possiedono.
In questo campo, quindi, non c’è spazio per improvvisazioni o fai-da-te, perché l’Impresa rischierebbe di aggiungere danno a danno, considerando che gli Istituti Bancari hanno a disposizione molte armi “di pressione” che, se non efficacemente contrastati, possono compromettere l’operatività aziendale.

Peraltro c’è anche una nota positiva per gli Amministratori/Titolari delle Aziende, in quanto la RISPOSTA A CIASCUNA DELLE DOMANDE DI CUI SOPRA È SI:

1. SÌ, È POSSIBILE CAPIRE GROSSOLANAMENTE IL MECCANISMO (POCO TRASPARENTE) DEGLI STRUMENTI DERIVATI;
2. SÌ, È MOLTO SPESSO POSSIBILE OTTENERE LA RESTITUZIONE DI QUANTO INDEBITAMENTE PAGATO;
3. SÌ, UNA CONTROVERSIA BEN IMPOSTATA CON LE BANCHE È NON DI RADO CHIUSA CON UNA SODDISFACENTE TRANSAZIONE.


Per comprendere al meglio il funzionamento di questi strumenti, bisogna partire dalla definizione generale di Strumento Derivato, analizzando alcune formulazioni apparentemente molto distanti:

DEFINIZIONE FORMALMENTE INECCEPIBILE: “un derivato è uno strumento finanziario il cui valore dipende (ovvero “deriva”) da un’altra variabile, detta “sottostante”. Nella maggior parte dei casi possibili il sottostante di un derivato è costituito dal prezzo di un’attività finanziaria oppure da un tasso di interesse o di cambio.”
– John C. Hull (uno dei massimi esperti di Strumenti Derivati, Professore Emerito di Strumenti Derivati e Risk Management, Università di Toronto)

DEFINIZIONE “IRRIVERENTE”: “Chi compra un derivato compra qualcosa che non esiste, con dei soldi che non ha, emesso da un’azienda che ancora non c’è! – Beppe Grillo (comico e attore)

C’è, poi, una TERZA DEFINIZIONE propugnata da un “certo” Mr. Warren Buffett (tanto per intenderci: il “signor” Coca Cola ovvero il signor “Mc Donald’s”), che più volte ha definito questi strumenti finanziari come “arma di distruzione di massa” perentoriamente affermando che: “A meno che i contratti Derivati non siano garantiti, il loro valore ultimo dipende dal merito creditizio della controparte. Bisogna considerare, peraltro, che mentre lo strumento derivato è in essere, le controparti possono riportare profitti o perdite –spesso enormi nell’importo!– nei loro bilanci senza che un centesimo cambi di mano. La varietà e quantità di contratti Derivati sono limitate soltanto dall’immaginazione dell’uomo o qualche volta –sembra davvero così– da quella di veri e propri pazzi!!”

È un giudizio troppo severo? Neanche più di tanto se si pensa quali ingenti perdite siano determinate nei bilanci aziendali a causa della sottoscrizione di qualche Strumento Derivato, spesso dalle Banche “spacciato”  come “sicuro come bere un bicchier d’acqua” o come “una sorta di assicurazione sul rischio per dormire sogni tranquilli”.

Comunque, a prescindere da ciò, l’opinione del signor Warren Buffet contiene alcuni spunti importanti di riflessione, che possono essere così sintetizzati e che brevemente poi commenteremo:

► le clausole contrattuali degli Strumenti Derivati sono molto frequentemente (e volutamente…?!) incomprensibili;
► il valore degli Strumenti Derivati è di determinazione estremamente difficile e i relativi flussi finanziari altamente volatili ed imprevedibili, con alte possibilità di pesanti perdite, senza che l’Azienda neanche se ne possa accorgere;
► le tipologie degli Strumenti Derivati sono talmente numerose e complesse da rendere problematico l’orientamento anche a  quelle Aziende che non siano completamente a digiuno di finanza.

A fronte di tutto ciò, perché molte migliaia di Imprese hanno sottoscritto “a cuor leggero” questi contratti, in merito al quale esse effettivamente avevano poco o nulla capito al momento della firma?

Le risposte sono molteplici, ma derivano tutte sostanzialmente dal “rapporto fiduciario” fra Banche e P.M.I. (Piccola Media Impresa), la quale, temendo il deteriorarsi del legame a doppio filo con gli Istituti Bancari, con conseguente revoche di affidamento e/o mancate erogazioni di finanziamenti, si è lasciata “guidare” e “consigliare” dai solerti funzionari bancari, prendendo per buono quello che essi, o per colpa o – peggio! – con dolo, dicevano nell’esclusivo fine di garantire commissioni alle Banche.

In molti casi, poi, la sottoscrizione di uno Strumento Derivato “sbloccava” o “facilitava” la pratica di rinnovo fido o di concessione del mutuo, determinando una situazione in cui la Banca esercitava una indebita pressione sull’Azienda, oggetto adesso di molti procedimenti penali per truffa ed estorsione.

Perché tutto ciò è avvenuto e ancora avviene? La risposta è univoca e si riassume semplicemente così: l’enorme profitto in termini commissionali che tali Strumenti Derivati garantiscono alle Banche!

Senza entrare in complesse discussioni tecnico-teoriche, il seguente diagramma illustrerà con efficace immediatezza il perché le Banche abbiano “spinto” le Aziende a sottoscrivere gli Strumenti Derivati.
Questo è il profilo (un caso reale specifico, ma di portata del tutto generale) della probabilità di guadagno/perdita di una Impresa (c.d. pay-off) relativa ad un Derivato: la parte in verde rappresenta il possibile guadagno e quella in rosso la possibile perdita. È davvero necessario commentare il grafico?

Figura: analisi di scenario del pay-off percentuale di un generico derivato al variare del parametro di riferimento (es: Euribor 3mesi)

pay-off-tipico-di-derivato

Nel prossimo articolo commenteremo più in dettaglio tale grafico, fornendo contemporaneamente al lettore un qualche consiglio operativo per difendere i propri diritti nel non raro caso in cui gli sia stato “affibbiato” dalla Banca di turno un qualche Strumento Derivato del genere.

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